La maggior parte degli aggiustamenti organizzativi avvengono spesso in maniera auto-organizzata, dal basso o da “dentro”, in maniera più o meno “carbonara”.
Statisticamente parlando, solo una piccola percentuale dei cambiamenti aziendali avvengono “alla luce del sole” o seguendo programmi formali e pubblici di trasformazione.
Parlare di struttura organizzativa, prima ancora che di obiettivi, principi, valori e cultura, è sbagliato, ma la struttura è qualcosa che tutti hanno sotto gli occhi, tutti i giorni, ed è la prima cosa a cui pensiamo quando parliamo di “organizzazione”.
Qui a seguire riporto alcune domande su temi di velocità, integrazione, flessibilità, innovazione e controllo che dovresti farti riguardo alla struttura cambiamenti organizzativi che hai fatto o stai pensando di fare.
Velocità
Sapersi adattare con maggiore rapidità è un requisito essenziale e probabilmente il motivo numero 1 per cui si cerca di organizzare diversamente il lavoro: ogni giorno all’interno di una organizzazione circolano flussi di informazione, conoscenza, idee e decisioni, e la velocità ed efficacia con cui queste “materie prime” fluiscono rendono la nostra organizzazione più o meno efficace ed efficiente.
- Quanto spesso credi che sia necessario cambiare la struttura organizzativa per “tenere il passo” della concorrenza?
- Che tipo di struttura rende le decisioni di prodotto o di servizio più rapide?
- Che tipo di struttura permette di tenere il passo a anticipare tendenze di mercato o richieste dei client?
- Che tipo di struttura permette di minimizzare i colli di bottiglia senza aumentare i rischi?
Integrazione
Quando parliamo di integrazione parliamo di quanto una struttura organizzativa deve essere “intrusiva” rispetto alla struttura organizzativa esistente: è quindi un tema di estensione, di dimensione relativa della struttura e di forma, ovvero come questa struttura si “incastra” con il resto dell’organizzazione.
- Abbiamo esempi di dipartimenti, business unit o altre strutture che ci ostacolano il flusso di lavoro in termine di efficacia ed efficienza?
- Qual è il miglior bilanciamento possibile tra centralizzazione e decentralizzazione
- Questa struttura ci permette di ascoltare tutti?
Flessibilità
Quando organizziamo o ci troviamo di fronte una struttura organizzativa arriva presto o tardi il momento in cui la buona volontà dei partecipanti si scontrerà con aspettative riguardo ai ruoli, alle responsabilità, agli obiettivi personali.
- La struttura dei ruoli e le retribuzioni garantiscono la flessibilità necessaria?
- Che livelli di autonomia, responsabilità e partecipazioni sono previsti nella attuale struttura organizzativa?
- Come funzionano le relazioni tra dipartimenti individuali e tra centro e periferia della organizzazione?
Innovazione
Innovazione, parola abusata, ma il punto è molto pratico: non stiamo cambiando l’organizzazione per motivi estetici, ma neppure per puro calcolo. Vogliamo massimizzare l’impatto quindi non solo migliorare i risultati, ma metterci nella posizione di generare nuovi approcci e nuove soluzioni.
- Come riusciamo ad attirare e trattenere le persone migliori sia dall’interno che dall’esterno dell’azienda?
- Una diversa organizzazione ci aiuta effettivamente a migliorare il posizionamento di mercato e la competitività?
- Quale tipo di struttura garantisca il massimo flusso di informazioni e conoscenza?
Controllo
Per qualche motivo la parola “controllo” fa paura e sembra essere uscita dal vocabolario di chi si occupa di organizzazione aziendale. Forse perché confondiamo “controllo” con “coercizione”. Ma il controllo è un aspetto fondamentale da tenere in conto riguardo qualsiasi aggiustamento organizzativo.
- Come bilanceremo il controllo locale e centrale?
- Quanti livelli di management rendono il controllo efficiente ed efficace?
- Qual’è la catena di comando e decisionale?
- Chi riporta a chi, e perché?
Sono solo domande, a te le risposte
Queste domande servono per fare luce su cinque aspetti fondamentali del cambiamento organizzativo che quasi sicuramente la tua azienda ha dovuto e dovrà affrontare, indipendentemente dal fatto che le azioni di cambiamento siano sviluppate internamente e in maniera informale, o siano supportate anche dall’esterno.
Tutte queste domande, inoltre, hanno la caratteristica di farci pensare non solo ad una serie di domande importanti a cui si dovrebbe avere una risposta, ma anche di farci riflettere su cosa e perché non abbiamo una risposta.
Nell’articolo originale da cui le ho tratte — “Questions to ask about structures” — trovi un ulteriore approfondimento.
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