Letture 2021

Mi dichiaro subito: per quanto riguarda la lettura, ormai leggo principalmente newsletter e articoli. Integro con podcast e video su YouTube. Anche perché certi libri – forse uno dei migliori trucchi di produttività che ho applicato quest’anno – è meglio sostituirli con una intervista all’autore o all’autrice.

Mi ero ripromesso di non leggere libri “di lavoro” (quindi business, management, metodologia, ecc.) perché, salvo rarissime eccezioni, non vale la pena di leggere un intero libro di quella roba.

Il fatto che, quando leggo alla sera prima di dormire, ormai mi addormento dopo 5 pagine, non ha giovato alla mia rapidità di lettura.

In più sono estremamente incostante con la lettura di fumetti: quelli che ho letto quest’anno li ho letti in una manciata di mesi – credo di non aver letto alcun fumetto per sei o sette mesi consecutivi.

Sorvolo quindi sulla quantità di quello che ho letto (molto meno di quanto avrei voluto), focalizzandomi su qualche appunto qualitativo: che cosa ho letto, perché l’ho letto, cosa mi sono portato a casa.

Non sono capace di fare recensioni, quindi non sono recensioni. Non è mia abitudine nemmeno di dare consigli di lettura, quindi fate un po’ come vi pare.

In ordine assolutamente casuale: letture di fantascienza, fumetti e non-fiction.

(forse farò un equivalente di questa lista per articoli, newsletter, podcast e video, ma dovrò fare tanta sintesi)

The Expanse, di James S. A. Corey

Siamo nel reame della hard (o quasi-hard) science fiction: si inizia nell’anno 2340-e-qualcosa, con l’umanità che ha popolato l’intero sistema solare: c’è la Terra, c’è Marte (che si è reso indipendente dopo una guerra di secessione con la Terra) e ci sono i Belter, una sorta di paria spaziali, nati e cresciuti nello spazio e sfruttati sia dalla Terra che da Marte.

Tensioni sociali e politiche la fanno da padrone in The Expanse: ci sono elementi fantascientifici “puri” ma a farla da padrone ci sono paure e speranze umanissime.

C’è un’ottima serie TV (che è stato il mio punto di inizio e ho seguito per anni prima di decidermi di leggere i libri) su Amazon Prime, se volete farvi un’idea di cosa tratta.

Sto per finire il nono e ultimo libro della serie, Leviathan Falls.

Provare a leggere una intera serie di nove libri in meno di un anno è tra le cose divertenti che non farò mai più (cit.).

The galaxy, and the ground within, di Becky Chambers

È l’ultimo libro della serie antologica Wayfarers, composta da quattro libri: The Long Way to a Small, Angry Planet, A Closed and Common Orbit e Record of a Spaceborn Few.

Essendo una serie antologica potete leggervi questi libri separatamente: benché facciano parte dello stesso universo letterario non ci sono relazioni strette tra i quattro libri, che raccontano quattro storie diverse con personaggi diversi.

Questi libri mi fanno immaginare cosa succeda nella vita delle persone “normali” in un mondo tipo Star Trek, popolato da decine di specie e culture aliene diverse.

Partendo da premesse banali (un gruppo di alieni di quattro specie diverse bloccati per un’emergenza sull’equivalente di una stazione di servizio spaziale) Becky Chambers riesce sempre-sempre-sempre a far pensare, e, molto spesso, a commuovere (sì, la fantascienza è anche questo).

Barbalien: Red Planet (mini-serie autoconclusiva, di Jeff Lemire e Tate Brombal)

Di fatto è uno spin-off di uno dei personaggi dell’universo di Black Hammer creato da Jeff Lemire: Barbalien è un alieno marziano mutaforma. È anche omosessuale e questo lo rende doppiamente reietto, su Marte e sulla Terra.

Ambientato negli anni ‘80, all’inizio dell’epidemia di AIDS, Barbalien: Red Planet aggiunge strati di umanità all’alieno e strati di alienazione agli umani, donando una profondità ad un personaggio che nella serie principale di Black Hammer è spesso solo accennato.

Lonely Receiver (mini-serie autoconclusiva, di Zac Thompson e Jen Hickman)

Archetipo di breakup story e horror tecnologico, a metà strada tra Her e Black Mirror, con l’aggiunta di toni tecno-lisergici, Lonely Receiver è ambientato in un futuro in cui gli essere umani possono avere partner virtuali con una loro intelligenza artificiale.

Ma come ci si sente e cosa può succedere se si viene lasciati dal proprio partner digitale?

The Lost Soldiers (miniserie autoconclusiva, di Aleš Kot e Luca Casalanguida)

Dal Vietnam ai giorni nostri, la storia di tre uomini che hanno fatto della guerra la loro vita, per scappare da se stessi.

Crudo, freddo, spietato.

American Ronin (miniserie autoconclusiva, di Peter Milligan e ACO)

Per qualcosa di un po’ più “baraccone”: scenario in cui le grandi multinazionali hanno eserciti di assassini privati che fanno parte di una “casta”, un “ordine” che dedica la propria vita a questa professione, con anche modifiche tecnologiche e genetiche del proprio corpo.

Un film di azione di serie B in formato fumetto, per non pensare troppo.

Sea Of Sorrows (miniserie autoconclusiva, Rich Douek e Alex Cormack)

La premiata ditta Edgar Allan Poe e Lovecraft deve tantissimo come fonte di ispirazione per Sea of Sorrows: una avida spedizione in cerca di oro sui fondali oceanici deve fare i conti con qualcosa che si nasconde nelle tenebre…

Un classicone di quel tipo di horror.

The Department of Truth (1-13, in corso — di James Tynion IV e Martin Simmonds)

E se le teorie cospiratorie, anche quelle più assurde, fossero vere? Tutte? E se ci fosse un dipartimento segreto dedicato a tenerle sotto controllo l’equilibrio tra cospirazione e realtà, per evitare che certe teorie diventino troppo reali?

Un discreto trip mentale.

Di -decisamente- tutt’altro tono, ma se il tema delle teoria cospiratorie vi interessa, consiglio la serie animata Inside Job su Netflix.

The Seeds (di Ann Noceti e David Aja) + Wonder Woman: Death Earth (di Daniel Warren Johnson)

Due albi one-shot, entrambi, con toni e stili diversi, a tema post-apocalittico (nel caso di Wonder Woman: Dead Earth) e quasi-apocalittico (nel caso di The Seeds).

Wintering, di Katherine May

Quest’anno ho approfondito un po’ l’argomento della natura ciclica del tempo, in particolare tutto quello che è riposo, ibernazione, wintering, come in questo caso.

Purtroppo il libro in sè è un po’ una pallazza e tende ad essere ripetitivo.

Cercatevi qualche intervista all’autrice, perché è più interessante da ascoltare che da leggere (incredibilmente, capita con molti autori e autrici, + podcast – libri).

Turning the flywheel + Good to great and the social sectors, di Jim Collins

Quest’anno mi ero ripromesso di non leggere libri di management e business (soprattutto se scritti da americani: un concetto, uno, ripetuto per 300 o 400 pagine).

Ho fatto un’eccezione perché Jim Collins è un personaggio atipico: di fatto è una ricercatore (non un consulente, non un manager, non qualcuno che deve far uscire un libro da 400 pagine tutti gli anni) e buona parte dei risultati delle sue ricerche sono comunque fruibili gratuitamente e pubblicamente.

Questi due (brevi) libri sono di fatto degli spin-off della sua opera principale (Good To Great) che di fatto è una lunga ricerca comparativa sui fattori che rendono alcune aziende di successo e altre no.

Questi due libri si focalizzano su un framework (the flywheel) per individuale e sfruttare questi fattori di successo e su come applicare gli insegnamenti delle aziende for-profit anche in settori no-profit e/o ad impatto sociale.

I libri su Goodreads:

This could be our future, di Yancey Strickler + The good ancestor, di Roman Krznaric

Una altro tema che ho iniziato ad approfondire è quello del futuro e del pensiero di lungo periodo, in particolar modo a come collaborare per creare un futuro migliore.

Sono due libri diversi: This could be our future è stato scritto da Yancey Strickler (fondatore ed ex-CEO di Kickstarter) ed è una analisi di come dare valore ad alcune cose (individualismo, crescita a tutti i costi, valore puramente monetario di tutto) abbia portato ad una serie di effetti perversi e spesso negativi.

Nella seconda parte del libro viene delineato un modello chiamato bentoism, per mettere in pratica piccole-grandi azioni che possano portarci ad un futuro migliore.

The good ancestor è scritto da Krzaric, che è un filosofo, ma anch’esso è un libro che offre molti spunti pratici: qui in particolare dobbiamo fare i conti non tanto su cosa abbiamo fatto nel passato, ma di come vediamo il futuro.

Centrale, in The good ancestor, è il principio secondo cui già da oggi possiamo fare qualcosa per essere degli antenati migliori, ovvero preparare il futuro per le generazioni più giovani e quelle che non sono ancora nate.

I libri su Goodreads:

Counterproductive, di Melissa Gregg

Anche questo un’eccezione al veto sui libri di management, e sono felice di averla fatta: uno perché non è un libro di management e due perché Melissa Gregg è (era) un ricercatrice e questa è una sua analisi storica sui concetti di produttività e time-management e del come sono evoluti nel corso del tempo.

Melissa Gregg non le manda a dire, analizzando in maniera spietata come tutte le tecniche per l’ottimizzazione della produttività – dai manuali di economia domestica dell’800 alla meditazione di oggi – siano frutto di una visione patriarcale del lavoro.

Prima o poi leggerò anche la sua opera precedente, Work’s intimacy, che è una ricerca sul tema di come la tecnologia abbia fatto esondare il lavoro in ogni aspetto della nostra vita privata (scritto nel 2011, quanto mai attuale).

Obliquity, di John Kay

Ci sono alcune buone idee in questo libro. Alcune. Purtroppo soffre della sindrome del ripetere-lo-stesso-concetto-per-qualche-pagina-di-troppo.

Consiglio di leggere il saggio originale di Kay, che dice tutto quello che c’è da sapere, in maniera più sintetica.

Centrale all’idea di obliquità c’è il principio che molti obiettivi vengono a tutti gli effetti raggiungi in maniera indiretta, invitando a evitare quella fissazione al “lavoro per obiettivi” di cui tanti, troppi parliamo.